Monster Hunter Rise è un videogioco action RPG appartenente alla serie di Monster Hunter, sviluppato e prodotto da Capcom esclusivamente per Nintendo Switch. È il sesto titolo non espanso della serie principale ed è stato rilasciato il 26 marzo 2021. Una versione per Microsoft Windows è prevista per il 2022. L’attesa per questo nuovo capitolo della saga è stata straziante, soprattutto per un fan accanito come me, e finalmente sono qui a scrivere la recensione di quello che è il miglior Monster Hunter finora uscito, ma bando alle ciance e tuffiamoci in questa nuova recensione.
Partiamo subito parlando della grafica, ciò di cui avevo più paura, dato che la Switch non ha la stessa potenza delle console next gen, devo dire che mi ha sorpreso non poco, sviluppato in RE Engine, Rise non offre ovviamente un livello di dettaglio paragonabile a quello di World e Iceborne, ma il colpo d’occhio è comunque impressionante per gli standard dell’ibrida. Le texture non faranno gridare al miracolo, però gli ambienti proposti risultano incredibilmente affascinanti, anche grazie ai frequenti richiami al folklore nipponico. Inoltre il framerate è granitico sia in dock che in modalità portatile, non ci sono ne glitch ne bug di sorta. A proposito delle mappe, ci teniamo a precisare che sebbene queste siano talvolta più contenute di quelle presenti in Monster Hunter World, nel complesso risultano meno dispersive, in quanto la verticalità del level design, unita al ritorno dei numeretti indicati sulla minimappa e alla fondamentale presenza degli insetti filo, aiuta il giocatore a orientarsi meglio e oltretutto non lo costringe in nessuna circostanza a dover fare un giro lungo per raggiungere una determinata area. L’unica cosa che manca rispetto ai precedenti Monster Hunter è il doppiaggio che in Rise è solo sottotitolato in italiano. Purtroppo le tracce parlate sono appunto due, una in inglese e l’altra in giapponese, ma solo la seconda offre degli accostamenti vocali azzeccati. Nulla da eccepire sui testi tradotti in italiano, che a una prima occhiata non si direbbero presentare sbavature di alcun tipo.

Quando Capcom pubblicò il primo trailer del suo Monster Hunter Rise fu subito chiaro a tutti che il nuovo hunting game per Nintendo Switch avrebbe incluso un impianto narrativo più ricco e accurato del solito, nonché ispirato a questo giro allo squisito folklore tipico del Paese del Sol Levante. Ambientato nel Villaggio di Kamura, un suggestivo e colorato insediamento umano che in tutto e per tutto ricorda i paeselli del Giappone feudale, Rise pone infatti il giocatore nei panni di un novello Cacciatore incaricato di scoprire l’annoso segreto che si cela dietro la cosiddetta Calamità. Come spiegato dall’anziano Fugen nelle prime battute, ogni cinque decenni un’enorme orda di mostri travolti dalla rabbia attacca il Villaggio di Kamura, ma nessuno è ancora riuscito a comprendere cosa spinga le bestie a comportarsi in questo modo bizzarro. Chiamato “Furia” dai locali, l’inspiegabile e preoccupante fenomeno che rischia di cancellare per sempre l’intero villaggio è inoltre accompagnato dal ritorno del Magnamalo, un massiccio e implacabile Wyvern Zannuto che si nutre di mostri più piccoli, come ad esempio l’Arzuros o il Tobi-Kadachi. Tra una battuta di caccia e l’altra, saremo quindi chiamati a debellare in via definitiva la famelica bestia avvolta nel “fuoco infernale” e a prender parte alle cosiddette Missioni Furia, che come vedremo a breve chiedono ai partecipanti di allestire una specie di fortezza e di utilizzare i vari strumenti da caccia per respingere intere orde di mostri inferociti. Complici un sottile strato di lore e dei personaggi secondari finalmente partecipi come le gemelle Hinoa e Minoto, due stupende fanciulle Wyverniane per giunta agghindate come miko (termine nipponico utilizzato per indicare le giovani donne impiegate come sacerdotesse nei pressi dei templi shintoisti), rispetto al passato la trama di Monster Hunter Rise è più ispirata e coinvolgente, anche perché lo sviluppatore, proprio come accadeva nei vecchi episodi ospitati dalle precedenti macchine della Casa di Kyoto, ha di nuovo separato gli incarichi della storia, che qui prendono il nome di “missioni villaggio”, da quelli proposti nella base e affrontabili sia in solitaria che in modalità multiplayer.

Per quanto riguarda la longevità del gioco c’è da star tranquilli, solo il “tutorial” dura 25-30 ore, la durata della campagna principale è di circa 100 ore, ma verranno aggiunti sempre più mostri, missioni secondarie di vario genere e DLC, e poi diciamocelo, anche se non aggiungessero niente è sempre bello andare a caccia di mostri, perché è tremendamente divertente ed entusiasmante giocare a questo gioco. Senza poi contare la modalità multiplayer che vi consente di giocare insieme ai vostri amici o a giocatori di tutto il mondo.
Sul sistema di combattimento di Monster Hunter Rise si potrebbe scrivere un papiro. Confido che conosciate le basi o che abbiate scaricato la demo per provarlo con mano, quindi vale la pena saltare i convenevoli e spiegare subito cosa c’è di nuovo. La maggior parte delle armi ha ereditato i moveset da Monster Hunter World: a livello basilare, le differenze sono minime, ma l’introduzione dell’Insetto filo cambia profondamente alcune abilità, nonché le dinamiche e i tempi degli scontri. Gli attacchi fildiseta sono solo la punta dell’iceberg, nonché i più facili da spiegare: ogni arma comincia con due abilità che consumano una o due cariche di Insetto filo, che poi si rigenerano più o meno rapidamente in base alla mossa che le ha consumate. Per esempio, l’Insetto filo si ricarica molto velocemente dopo un Filoscatto o una Filocaduta, una tecnica che dovrete assolutamente imparare a padroneggiare , ma molto più lentamente dopo aver usato una mossa come Posa serena della Spada lunga. Non bisogna imparare solo i tempi di ricarica, ma anche decidere nello spazio di un respiro come e quando consumare una carica di Insetto filo. Meglio restare a terra e sfruttare l’invulnerabilità temporanea, o rialzarsi al volo con una Filocaduta? E in che direzione? Atterrerete subito per inghiottire una Mega Pozione o userete un altro Filoscatto a mezz’aria per mettere più spazio possibile tra voi e il mostro? La rapidità con cui vi ritroverete a prendere queste decisioni nel mezzo di uno scontro conferisce al nuovo sistema di combattimento connotati più action che in passato. Nel giro di qualche ora vi ritroverete a guizzare sopra i mostri, sganciando Bombe botte in volo, e a spostarvi come novelli Spider-Man in cerca dell’angolazione migliore per vibrare il vostro colpo più potente. L’Insetto filo non è una feature che rende gli scontri solo più dinamici e frenetici, ma anche più coinvolgenti e spettacolari. Ai veterani del franchise, che magari hanno sempre amato la flemmatica pesantezza del sistema di combattimento classico, tutta questa velocità potrebbe far storcere il naso. Tuttavia, Monster Hunter Rise riesce nel difficilissimo compito di restare fedele alla serie, senza snaturarla. Probabilmente supererete in fretta le missioni di basso grado, specie se conoscete i mostri o avete dimestichezza con la serie e le sue dinamiche, ma i mostri di alto grado vi spezzeranno senza fare troppi complimenti, annientandovi con un colpo ben piazzato non appena sbagliate un Filoscatto o azzardate un attacco di troppo con le resistenze inadeguate. È proprio qui che si innesta la Cavalcatura wyvern, grande aggiunta al gameplay, che vi permette di cavalcare il mostro. Gli obiettivi delle cacce sono solitamente molto resistenti a questa meccanica, ma gli altri mostri sono invece più facili da assoggettare con gli attacchi fildiseta o il Burattiragno: a quel punto, cavalcare un mostro significa mettere a segno colpi gratuiti sul malcapitato obiettivo della caccia. Libertà di muoversi, libertà di attaccare il mostro come si preferisce, libertà anche di personalizzare il proprio arsenale.

Questa volta il cacciatore può contare su due compagni in single player e uno in multigiocatore, e scegliere se portare con sé il Felyne, con le sue molteplici abilità di supporto, o il Canyne, che oltre a essere un mezzo di trasporto è anche un combattente formidabile grazie a una interessante varietà di gadget che possono essere equipaggiati due alla volta. I Felyne e i Canyne si microgestiscono come nei vecchi Monster Hunter: guadagnano punti esperienza e, insieme ai level up, nuove abilità passive che possiamo selezionare, quindi vale la pena ingaggiare tanti compagni diversi in cerca della combinazione perfetta. Possiamo inoltre mandarli in missione per recuperare materiali extra mentre siamo a caccia, o inviarli a mercanteggiare coi sottomarini che si sbloccano completando le missioni secondarie e che fanno le veci della solita fattoria. L’aggiunta del Canyne è stata una scelta più che azzeccata secondo me, In groppa al Canyne l’altrimenti tediosa necessità di compiere lunghi tragitti per raggiungere l’obiettivo, o comunque inseguire un mostro in fuga, diventa una veloce e gradevole passeggiata, in quanto il peloso compagno gode di una grande velocità, la sua resistenza non diminuisce in nessuna circostanza, e addirittura può compiere dei balzi notevoli e arrampicarsi rapidamente sui rovi. Tra l’altro, quando il canide attraversa la mappa col protagonista in groppa, il Cacciatore è per giunta libero di utilizzare oggetti di recupero per ripristinare salute e resistenza, ricorrere alla cote per affilare l’arma smussata, combinare gli item raccolti sul campo per preparare bombe e trappole, e altro ancora. Tantissime attività che in passato costringevano i cacciatori a fermarsi e che quindi non facevano altro che incrementare i tempi morti. Come se non bastasse, durante la cavalcatura si può addirittura assumere il controllo dell’animale e ricorrere all’arma che questi stringe tra i denti per lacerare rapidamente i mostri ingaggiati, un’azione che risulta molto divertente quando ci si ritrova a dover lottare contro creature di taglia piccola o appartenenti al Grado Basso. L’introduzione del Canyne non è comunque l’unico stratagemma che Capcom ha escogitato per eliminare la maggiore parte degli storici tempi morti del brand. Per esempio, lo sviluppatore nipponico ha finalmente abbandonato le Bevande Calde e Fredde, il cui ingerimento permetteva nei vecchi giochi di resistere alle temperature estreme di vulcani, tundra e deserto. Per valorizzare e incentivare invece l’esplorazione, il team ha introdotto un ciondolo speciale che prende il nome di fioretto e che una volta indossato fa sì che il Cacciatore assorba il polline dagli spiriuccelli incontrati durante la missione. Le mappe di Monster Hunter Rise sono infatti colme di questi esseri luminosi, che una volta sfiorati conferiscono dei bonus in termini di attacco o difesa, o meglio ancora accrescono il valore massimo di salute o resistenza per tutta la durata della quest. Insomma, se passeggiare in groppa al cane è già un piacere di suo, l’introduzione del fioretto invoglia a compiere piccole deviazioni tra una fase di lotta e l’altra, così da godere di quanti più bonus possibili e accrescere le proprie chance di tornare a casa vittoriosi. Non meno importante è la cosiddetta Fauna Endemica, ossia l’insieme di tutte le piccole forme di vita che popolano le mappe di Monster Hunter Rise, e di cui fanno parte gli stessi spiriuccelli. Se questi possono essere utilizzati per ottenere dei potenziamenti, molti altri fungono invece da aiutanti permanenti o vanno usati in modi specifici.

Un’ulteriore possibilità di personalizzazione è offerta direttamente dalle armi attraverso le cosiddette Abilità scambio che si sbloccano dopo aver completato alcune missioni specifiche. Basta passare dal forziere e accedere all’apposito menù per alternare alcune abilità nel moveset dell’arma che stiamo impugnando. Alcune di queste Abilità scambio incidono marginalmente sul gameplay, altre invece cambiano proprio il modo di combattere. Il caso più eclatante e significativo è rappresentato dal Corno da caccia, arma che è stata profondamente riveduta in questa iterazione di Monster Hunter: i veterani che preferivano il vecchio sistema di controllo, con le melodie da comporre e suonare in momenti diversi, non disperino, perché l’Abilità scambio consente proprio di ripristinare quella dinamica al posto della nuova. Le Abilità scambio sono essenzialmente una versione più intuitiva e meno restrittiva degli Stili di caccia implementati in Monster Hunter Generations: garantiscono una discreta flessibilità, ma non stravolgono il bilanciamento, e anzi fanno sì che alcune armi guadagnino un appeal tutto nuovo. Per quanto riguarda le armature si costruiscono abbastanza in fretta, ma rispetto a Monster Hunter World lo sviluppatore nipponico ha distribuito in modo molto diverso le varie abilità: alcune tra le più famose nel meta precedente sono ora molto più rare. Le armature offrono una pletora di abilità diverse, alcune molto specifiche, che consentono una gran varietà di build e configurazioni, ma per “rompere” il gioco e accedere alle abilità migliori bisogna sudare le proverbiali sette camice fabbricando gioielli e amuleti. A differenza di Monster Hunter World, i gioielli non si ottengono per puro caso, ma si fabbricano impiegando diversi materiali, spesso abbastanza rari. Gli amuleti sono invece la parte più rognosa del nuovo meta: si ricavano dal servizio di Fusione disponibile presso il mercante, e sebbene sia possibile scegliere l’abilità cui puntare, non è detto che il risultato soddisfi le nostre aspettative. Dunque i giocatori che intendono massimizzare le loro performance dovranno investire i materiali ottenuti nelle cacce e nelle missioni Furia sui bonus aggiuntivi per le armi e sulle Fusioni degli amuleti. Questo peculiare approccio apre però una parentesi preoccupante circa la varietà dei contenuti nella finestra di lancio: l’endgame, per come stanno le cose, è strettamente legato a una modalità che si discosta dalla caccia tradizionale e che, molto semplicemente, potrebbe non piacere a tutti.

Menzionate in precedenza, le missioni furia rappresentano forse la novità che mi ha convinto di meno di Monster Hunter Rise. Dovendo respingere intere orde di mostri, che in base alla difficoltà selezionata scendono in campo a ondate, a inizio attività i giocatori hanno a loro disposizione un paio di minuti per rafforzare fino ai denti le difese di Kamura e bloccare chiunque provi ad attaccare il villaggio. In questa mappa speciale sono quindi collocati numerosi cancelli, la cui totale distruzione corrisponde al fallimento: il compito dei cacciatori è quello di proteggere almeno l’ultimo di questi, posizionando lungo il percorso qualsiasi meccanismo possa respingere o anche solo rallentare l’avanzata della Furia. Le balestre automatiche, i cannoni, bombe esplosive e il gigantesco ammazzadraghi sono solo alcuni degli espedienti escogitabili per riuscire nell’impresa, che ad ogni modo risulta divertente solo se affrontata in compagnia. Mentre dividersi i compiti e gestire con astuzia le orde di mostri regala grandi soddisfazioni, al contrario una Missione Furia intrapresa in solitaria si dimostra alquanto frustrante, poiché l’unico partecipante si ritrova a dover respingere da solo i mostri in arrivo e al contempo ripristinare ad una ad una tutte le varie strutture necessarie per rallentarne l’avanzata. Anche perché le Missioni Furia di livello più alto schierano in campo i cosiddetti mostri Apex, ossia delle versioni incredibilmente forti e resistenti delle creature già presenti nel bestiario, e pertanto il rischio che queste riescano a distruggere i cancelli è spesso proporzionato al numero di giocatori presenti. E se ve lo stesse chiedendo, sì, le missioni furia sono fondamentali, perché rilasciano materiali per potenziare le vostre armi.

Una nota di merito va sicuramente al multiplayer che funziona diversamente da quello di Monster Hunter World (il numero massimo di giocatori per partita è sempre 4), e funziona principalmente attraverso un sistema di lobby. Per prima cosa è necessario creare una lobby in modo che i giocatori possano raggrupparsi per le missioni, il che significa che è necessario creare una lobby in modo che altri giocatori possano unirsi a voi, o se siete alla ricerca di giocatori, trovare una lobby creata da un amico. Potete anche cercare lobby per una caccia specifica se volete unirvi ad altri giocatori casuali online. Separata dal sistema di lobby è la funzione Join Request. Questa vi permette di chiedere a un altro giocatore di unirsi a voi nel bel mezzo della missione, il che è utile se avete difficoltà con la vostra caccia attuale. L’incentivo per gli altri giocatori ad aiutarvi, nel frattempo, è che ricevono un ‘Helper Reward’ se accettano una richiesta ad un Hunter Rank inferiore al loro; è anche un modo utile per aggirare il sistema di lobby se si vuole cacciare una creatura specifica unendosi ad una quest già in corso.

Ricapitolando Monster Hunter Rise è la naturale evoluzione di una serie che cerca da anni di abbracciare un pubblico sempre più vasto. Capcom è riuscita a superare persino le vette raggiunte con Monster Hunter World, e l’ha fatto compiendo un vero e proprio miracolo tecnico su Nintendo Switch. Il risultato è un nuovo approccio che ridefinisce il termine “divertimento”, ma che barcolla sull’endgame, forse ancora troppo acerbo e che andrà definito meglio attraverso i futuri aggiornamenti. Straripante di contenuti come imposto dalla tradizione, l’ultima fatica di Capcom è insomma un titolo che, pur non rinunciando a proporre degli ambienti complessi, torna finalmente a innovare con vigore e convinzione l’elemento principale della serie, nonché quello che le ha concesso un successo senza pari: il combattimento coi mostri, naturalmente. Mettete dunque da parte qualsiasi incertezza e tirate a lucido il vostro equipaggiamento preferito, poiché la più feroce ed entusiasmante stagione di caccia della storia ha appena avuto inizio e non finirà tanto presto.
VOTO PIANO ARTISTICO: 9/10
VOTO PIANO LUDICO: 10/10